Le opinioni e le considerazioni intorno alla Biblioteca di Ricerca Area Umanistica di piazza Bellini si sprecano. Conosciuta più semplicemente come BRAU ed ufficialmente attiva dal gennaio 2009, la nuova sede del patrimonio librario del Polo delle Scienze Umane e Sociali della Federico II ha alimentato a lungo  le aspettative degli studenti, in ultimo con il trasferimento delle varie biblioteche di facoltà nel 2008 – a cui i tirocinanti dell’epoca prendevano personalmente parte, come fece chi scrive. Ad un anno e mezzo dall’apertura quindi si levano lamentele riguardanti l’organizzazione del personale, la gestione dei libri e la funzionalità della struttura, mentre c’è anche chi riconosce la validità del progetto già sviluppato, allargando le riflessioni in relazione al contesto culturale campano e proiettandole sul panorama nazionale.

Tra le valutazioni positive e quelle negative, quali le più fondate? Entrambe.

 

Infatti è vero che la biblioteca contiene più di 200 mila volumi tra cui opere prestigiose e rare, e che offre la consultazione digitale di tutte le riviste online a disposizione dell’ateneo federiciano. Si sviluppa su dieci livelli per due edifici nel Complesso di Sant’Antoniello a Port’Alba, risalente al nucleo originale del monastero di Sant’Antonio di Padova del 1550 – a ragione l’allora rettore Trombetti dichiarava che «è un luogo dove l’antico e il moderno si incontrano, chi la frequenterà potrà godere anche di un suggestivo percorso archeologico». E sarà anche vero che l’università, in collaborazione con i vari enti interessati, dal 1995 vi ha investito circa 7 milioni di euro.
Ma gli studenti qualche mese fa denunciavano i costi e l’efficienza del servizio fotocopie, oggi segnalano la mancanza di acquisti tra le nuove pubblicazioni e gli orari della biblioteca. Anche la BRAU risente dei progressivi tagli agli enti culturali italiani.

In questi giorni una petizione di alcuni studenti all’entrata richiede che l’orario di apertura dei palazzi Sant’Antoniello e Conca vada dalle 8.30 alle 19.00. Fino al 3 maggio scorso gli orari erano 9.00 – 16.45 (il venerdì fino alle 14.15) con le aule studio del piano inferiore, le più frequentate, che restavano aperte fino alle 18.00. Poi  non è stato più possibile mantenere i turni del personale e garantire la disponibilità della struttura oltre le 16.45. La dott.ssa Gigliola Golia, direttrice della BRAU, spiega che «gli impiegati sono diminuiti e non c’è stata scelta. Inizialmente abbiamo tentato di continuare con i vecchi orari organizzando le rotazioni ma un giorno, in aprile, mi ritrovai senza personale per aprire la biblioteca in mattinata e questo non può succedere». A tal proposito la razionalizzazione delle raccolte, con la disposizione di fotocopiatrici e centri per il prestito in ciascun dipartimento dovrebbero velocizzare i servizi per gli studenti. Intanto la responsabile espone chiaramente la drammaticità della situazione, segnata da difficoltà e ristrettezze: «Nel 2009 lavoravano qui 4 persone in più e, temporaneamente, un impiegato dell’ADISU che è stato ritirato. Inoltre due ragazzi del Servizio Civile collaboravano con noi per trenta ore settimanali per undici mesi; ora non più. Quanto agli studenti impiegati part-time dall’università, da 30 sono stati ridotti a 22. Per la fine del 2010 sono previsti altri 2 pensionamenti senza avvicendamento e diventeremo 17 in tutto».

Con questo regime i confronti con le biblioteche accademiche d’Europa, azzardati da qualcuno per la BRAU, si rivelano del tutto velleitari. «Da vari anni non riusciamo ad acquisire le ultime pubblicazioni: i fondi non sono sufficienti. A stento riesco a garantire l’acquisto dei periodici, indispensabili per l’archivio di una biblioteca storica». Il problema si dimostra squisitamente politico ed i finanziamenti regionali diminuiscono di anno in anno. Considerando il lavoro e le possibilità che la BRAU rappresenta, la dottoressa non nasconde il suo rammarico: «È una forte delusione poiché la Federico II si è fatta carico del restauro degli edifici con un investimento colossale ed ha offerto un grande spazio alla città. Basti pensare alla chiesa che teniamo chiusa e che nel progetto degli architetti doveva diventare una sala conferenze. Non è fruibile perché siamo in attesa di appurarne l’agibilità. Dal 2001 vengono tagliati i fondi e le risorse umane per garantire la cura e gli orari di apertura dei complessi come questo, nel 2002 venivano stanziati circa 150 mila euro per la biblioteca di facoltà, l’anno successivo intorno ai 50 mila».

La soluzione può arrivare solo dalle istituzioni e la speranza sta nel nuovo rettorato del prof. Marrelli – che, fresco di nomina, riconosce: «abbiamo dovuto rinunciare a 1170 persone in 3 anni, un costo altissimo» – e nella stessa utenza della biblioteca. Di fatti il riscontro della cittadinanza nei confronti della BRAU è stato positivo e «capita che i circa 200 badge di entrata si esauriscano».
Ad agevolare la istanze della biblioteca si sta formando una Commissione scientifica per la gestione. La dott.ssa Golia attende gli oscuri sviluppi del futuro ed ammette che iniziative a sostegno della BRAU possono concentrare l’attenzione degli organi di governo accademico su Sant’Antoniello, poiché «io non ho più voce». E poi azzarda un’ipotesi: «questa struttura è stata concessa in comodato d’uso all’università dal Comune di Napoli. Se il Comune o la Regione si sforzassero di destinare delle sovvenzioni alla BRAU in modo da assicurarne la sopravvivenza?».

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