Con bavaglio [da bavagliolo] ci si riferisce a un panno o un fazzoletto strettamente applicato alla bocca, che impedisce a qualcuno di parlare e/o gridare. Mettere il bavaglio a qualcuno, (fig.) impedirgli di esprimere la sua volontà o le sue idee. Diminutivo: bavaglìno, accrescitivo: bavagliòne. Applicato alla fronte può servire da bandana, legato al collo diventa foulard o fazzoletto. In caso di ferita può sostituire la bendatura. Nei momenti di necessità, si può anche ricorrere al nastro adesivo, preferibilmente del tipo da imballaggio, – attenzione al momento dello strappo – oppure a qualunque oggetto da inserire in bocca e abbastanza grande da non venire ingerito. L’atto del mettere un bavaglio è detto imbavagliare (far tacere, zittire, ridurre al silenzio, soffocare) e la procedura per via legale è conosciuta con il nome di legge-bavaglio o, più generalmente, come legge sulle intercettazioni.

All’indomani della fiducia concessa al Senato, il trambusto politico e dell’informazione che va avanti da giorni e ci si aspetta da tempo ha raggiunto l’apice del caos e delle polemiche. Popolo Viola e Federazione della Stampa protestano, il PD si ritira dall’aula al momento di votare mentre Di Pietro si appella al presidente Napolitano e si proietta verso il referendum. Eloquente la dichiarazione di Anna Finocchiaro, capogruppo dei senatori PD: «Da qui comincia il massacro della libertà. Voi volete un popolo cieco, sordo, manipolabile e bue. Volete nascondere i vostri affari».
Ma in cosa consiste precisamente questo terribile bavaglio? Questi i cambiamenti che la legge, così com’è,  introduce:

  • Gli atti delle inchieste in versione integrale non potranno più essere diffusi dai giornali, ma solo in forma riassuntiva, fino al termine dell’udienza preliminare.
  • Allo stesso modo le intercettazioni non potranno più essere diffuse, né in versione integrale né per trascrizione ridotta fino al processo.
  • I magistrati all’interno di un palazzo di giustizia non potranno più essere ripresi, se una delle parti rifiuta il consenso, non si potrà più riprendere un dibattimento se non per decisione del presidente della Corte d’appello.
  • I PM non potranno più rilasciare dichiarazioni. In caso di fuga di notizie potranno essere sospesi dall’inchiesta a discrezione del procuratore di riferimento.
  • Le intercettazioni ambientali non potranno più essere attuate senza avere la certezza che in quel luogo si stia commettendo un reato. Inoltre non si potrà più registrare una conversazione con un interlocutore (norma D’Addario), pena fino a 4 anni di reclusione – sono previste deroghe per i giornalisti.
  • Non si potranno intercettare per più di 75 giorni indagati per reati “satellite” della mafia (estorsione, riciclaggio, usura, traffico dei rifiuti), le eventuali proroghe saranno di sole 72 ore. «Prima il tempo consentito per le intercettazioni era di tre anni. E non era piacevole, se avevi quindici fidanzate, ritrovarti intercettate per un tempo così lungo le telefonate con tutte e quindici», come riflette giustamente Silvio Berlusconi.

Le pene previste in relazione ai vari divieti sono la reclusione e multe per gli editori comprese tra i 300mila e i 450mila euro. Qui le modifiche della legge.
Il diritto all’informazione dei cittadini, mutilato con questo intervento in forma di legge, va a guastare uno dei pilastri strutturali della democrazia. Da cui le accuse, le riflessioni, gli scioperi (il 9 luglio quello dei giornalisti), insomma molto rumore non per nulla.

L’editoriale di Ezio Mauro illustra la prima pagina bianca dell’edizione odierna di «Repubblica»:

Una prima pagina bianca, per testimoniare ai lettori e al Paese che ieri è intervenuta per legge una violenza nel circuito democratico attraverso il quale i giornali informano e i cittadini si rendono consapevoli, dunque giudicano e controllano. Una violenza consumata dal governo, che con il voto di fiducia per evitare sorprese ha approvato al Senato la legge sulle intercettazioni telefoniche, che è in realtà una legge sulla libertà: la libertà di cercare le prove dei reati secondo le procedure di tutti i Paesi civili – nel dovere dello Stato di garantire la legalità e di rendere giustizia – e la libertà dei cittadini di accedere alle informazioni necessarie per conoscere e per sapere, dunque per giudicare. Continua…

Con bavaglio [da bavagliolo] ci si riferisce a un panno o un fazzoletto strettamente applicato alla bocca, che impedisce a qualcuno di parlare e/o gridare. Mettere il bavaglio a qualcuno, (fig.) impedirgli di esprimere la sua volontà o le sue idee. Diminutivo: bavaglìno, accrescitivo: bavagliòne. L’atto del mettere un bavaglio è detto imbavagliare (far tacere, zittire, ridurre al silenzio, soffocare) e, in questo modo, non avremmo scoperto i crimini e conosciuto gli scandali e le trame più vergognose degli ultimi anni.

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *