Erano le 7:30

Qualcuno si stava lavando i denti, qualcuno stava andando in ufficio, oppure era già a lavoro, da un’oretta buona, e stava facendo un respiro profondo, prima di rimettersi in moto, qualcuno stava andando a scuola, io, per esempio, mi stavo dirigendo al vecchio Calamandrei, che frequento quasi da un lustro, fermandomi, di tanto in tanto, ad osservare il cielo e quei piccoli sprazzi smeraldi che boccheggiano tra il grigiore della periferia. È davvero arrivata l’estate. Qualcuno invece, per pigrizia, per problemi di salute o semplicemente per concedersi un po’ di meritato riposo, era disteso, inamovibile. Come Gianluca Monni. 

Gianluca Monni era disteso alle 7:30. Disteso nel suo sangue, sul marciapiede, vicino alla fermata del pullman che avrebbe dovuto portarlo a scuola.

Tre. 3. Tre i proiettili esplosi dalla canna di un fucile che lo hanno esiliato da questa vita, che lo hanno strappato alla famiglia, alla fidanzata, agli amici, alla quotidianità di un diciannovenne volenteroso, una quotidianità che mi è troppo vicina per lasciarmi indifferente.


L’essere umano è, di norma, un organismo biologico che opera col raziocinio. Quindi cosa fare? Indagare…


I testimoni parlano di due individui col capo coperto, di un’esecuzione efferata e veloce e poch’altro. Le forze dell’ordine gridano all’omertà. Qualcuno ha riferito di una lite tra Gianluca e alcuni personaggi poco raccomandabili, che continuavano ad infastidire la fidanzata del ragazzo.

Possibile? Passare da questo ad un’esecuzione? Cos’è possibile, a questo punto mi ritrovo a domandarmi, e cosa non lo è? 

Sono sul divano di casa mia, aleggia un profumino invitante di Mar Mediterraneo, mio fratello mi sta spiegando cosa ha spiegato oggi la maestra, Papà dovrebbe essere qui tra non troppo, il turno, oggi, dura 6 ore. Una sciochezza e…tutto potrebbe cambiare.

Non ci potrebbe più essere il profumino perché uno psicopatico ha rapinato la pescheria dove mia madre compra il pesce…non potrei ascoltare più “cosa mi ha insegnato oggi la maestra” perché un sociopatico è entrato nell’Enrico Toti con una cal.45… Potrei star mangiando, perché non c’è nessuno da aspettare, colpa di qualcuno alla guida che aveva alzato troppo il gomito. 


Oppure…oppure…Gianluca potrebbe star scrivendo qualcosa su un suo coetaneo, un certo Nino dal cognome dimenticabilissimo, del Calamandrei. 

E invece no. Il destino, la fortuna, le coincidenze, hanno voluto fare di me il testimone e di lui l’ennesima pagina nera della nostra storia, con la s minuscola.

Ogni parola è inutile, ogni commento futile e superfluo, qualsiasi cordoglio agli amici e ai parenti una goccia nel mare, un mare salato…che brucia sulla ferita aperta.

Molti mi chiedono perché io faccia parte di Terra Di Confine, perché sostenga un’associazione di volontariato, un’Onlus, un gruppetto di folli “scomodi”, di gente con “la bocca larga”, ragazzi “illusi” di poter e dover cambiare qualcosa…

“Perché mi illudo di essere il cambiamento, e seguirò quest’illusione finché avrò vita”

In particolare questa calda estate…che qualcuno non conoscerà mai.

Anacleto – socio 19enne di TerradiConfine

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