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In questi ultimi anni è molto in voga quando non sai cosa regalare per una ricorrenza quei pacchetti dai nomi accattivanti: “Una fuga per due”, “Un pomeriggio di relax alla SPA”, “Un Weekend nel Verde”.

Diciamo che questa raccolta di poesie e filastrocche di Felice Di Benedetto è una fuga dai nostri affanni quotidiani, non tanto per il fisico, ma per l’anima. 

Nella lettura dei suoi versi il tempo si sospende e ci si immerge in una mescolanza di ricordi, nella natura e nei suoi più piccoli e meravigliosi particolari, il cambio delle stagioni ti trasporta in un ambiente a tratti fantastico per chi vive purtroppo il tuttocemento dell’ambiente urbano. 

Felice tramite gli occhi della fantasia, gli occhi di un bambino già uomo, senza inutili sovrastrutture mentali, con un lessico essenziale che parla al cuore, scrive le meraviglie e le storture del mondo, con tutta la rabbia e tutto l’amore possibili.

In questi versi di un bambino-uomo possiamo leggere di un padre e di un figlio, anzi di un figlio che si fa padre e un padre che si fa figlio.

Un uomo-bambino consapevole dei propri limiti e che guardando fuori dalla finestra, con l’animo di un incorrotto sognatore, non guarda il mondo dall’alto ma ci si immerge dentro spingendo i lettori e provando a sua volta ad essere costruttore di pace.

Ma non è un solo libro di ricordi, è un libro che parla del futuro ma soprattutto dell’oggi, del qui e ora trasportati da una spiritualità essenziale, mai retorica, semplice e spontanea. 

In questo libro il tema del tempo ha tutto il suo peso e la sua forza, il tempo ricorre spesso, l’infanzia andata via che torna a bussare alla porta, il tempo del gioco.

Nei versi di Felice si diventa consapevoli che il Gioco è una cosa seria probabilmente esprimendo appieno le sue dimensioni di vita di padre e di educatore di figli non suoi.

Nonostante tutto non c’è alcun narcisismo in questi versi e si sente tutta la debolezza della condizione umana senza sterili piagnistei.

Nella notte, nella tempesta, Felice vive una continua corsa contro sé stesso, e negli attimi in cui si ferma trova sprazzi di infinito per provare a narrare ancora qui ed ora

Senza mai nominarlo direttamente Malli di Noci parla del Cristo, dell’uomo che cammina. La figura di Francesco, il santo e il figlio, ci invita in ogni filastrocca e poesia al rispetto di ogni uomo e alla contemplazione attiva della casa comune.

Una continua ricerca del trascendente nell’immanente ci fa capire come la vita vera quella dei gesti quotidiani possa essere generatrice di versi, di come la lealtà dell’anima possa di ritorno aiutarci ancora una volta qui ed ora.

Il qui e ora è nella denuncia su tematiche importanti della storia dell’uomo: giustizia ambientale, pace e disarmo, diritti dell’infanzia e parità di genere sono solo alcuni.

Questo piccolo volume secondo me va letto per chi è capace ancora di fermarsi qui e ora partendo dal passato per trovare radici forti per preparare tutti i piccoli Francesco del mondo alla speranza del futuro.

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