foto di G. Morales Volpe

Sabato 20 marzo a Milano la “XV Giornata della Memoria e dell’Impegno in Ricordo delle Vittime delle Mafie” promossa da Libera, è stata un incontro meraviglioso di uomini e cittadini. Dopo la partecipazione dell’anno scorso in piazza del Plebiscito, TerradiConfine non poteva mancare a un appuntamento così importante e una delegazione sconfinata ha raggiunto la Lombardia con il treno allestito da Libera Campania. Undici carrozze hanno offerto quest’esperienza a circa 600 ragazzi delle scuole medie inferiori e superiori e alle associazioni della regione, mentre il viaggio notturno forniva già uno spunto per la memoria: ogni scomparto era intitolato ad una vittima di mafia e un opuscolo apposito ne riportava la storia. Il nostro ricordo era per Giuseppe Piani.

Dopo l’entusiasmante marcia di corso Venezia e il suo sfavillare per striscioni, bandiere e slogan, 90 lettori in Piazza del Duomo hanno pronunciato 900 nomi di vittime innocenti della mafia. Minuti di commozione, di intimità della folla, di sdegno; momenti mortificanti e vivacissimi, allo stesso tempo: del resto, la lezione da imparare è che “se essi sono morti, è perché noi tutti non siamo stati vivi”.

Al microfono si distinguono i volti di Antonio Di Pietro, Luigi De Magistris, Antonio Ingroia, Paolo Ferrero, vari candidati alle Regionali lombarde e, soprattutto, gli interventi di Annalori Ambrosoli, Nando Dalla Chiesa, Claudio Fava, Elisabetta Caponnetto, Benedetta Tobagi e del figlio di Anna Politkovskaja, Ilya Politkovskij. Durante la lettura ogni tanto nasce un applauso, oppure gli occhi di qualcuno del pubblico tralasciano il maxischermo, si incrociano e si comprendono. «E l’elenco si allunga ogni anno» nota uno di noi.

Infine la piazza di fronte al Duomo acclama le parole del fondatore e presidente di Libera, don Luigi Ciotti, che sollecita tutti sul lavoro da fare: «la giornata nasce per essere non un evento, ma la tappa di un cammino sociale, educativo, culturale che dura 365 giorni all’anno: il modo vero di fare memoria è quello di impegnarci di più tutti, di più tutti vi prego!». Un principio che il sacerdote aveva già espresso per iscritto, segnalando che «il ricordo non basta, non bastano le celebrazioni, le “intitolazioni”, le manifestazioni di solidarietà pure importanti per chi affronta il dolore profondo della perdita di un proprio caro. I famigliari delle vittime sono i primi ad insegnarci una memoria diversa, più fertile, che alla commozione affianca un po’ di quella sana “rabbia” di cui si nutre l’impegno». È fondamentale quindi stringersi e collaborare per questi ideali,  dato che «è il “noi” che vince, non l’“io”, non gli individualismi».

Le mafie sono la grande malattia del paese, invalidano i diritti e compromettono il vivere civile. L’annoso problema che presentano è di ordine culturale, etico e politico. Di fatti il motto di questa edizione della Giornata della Memoria e dell’Impegno è “Legami di legalità, legami di responsabilità”. «Legalità è rispetto e pratica delle leggi, che deve essere di tutti» ribadisce don Ciotti dal palco, e la piazza coglie il messaggio rumoreggiando. Il discorso non evoca valori astratti, bensì i temi di cui la tv tratta ogni giorno. La crisi in Italia «non è economica, è innanzitutto dei diritti e della politica. C’è una concentrazione dei poteri e di conflitti d’interesse».

La manifestazione che ha reso protagonista Milano, e non una città del Meridione – tradizionalmente terra di mafia –  come nelle due precedenti occasioni, si carica di significati precisi. La conoscenza è la chiave per leggere e combattere la criminalità organizzata nelle sue forme più varie. Basti pensare che la Lombardia è la prima regione in Italia per traffico di cocaina e altre sostanze stupefacenti, il suo capoluogo regola il prezzo della droga in tutto il nord Europa; inoltre è la prima regione per sospetti di riciclaggio di capitali illeciti, la terza per numero di aziende confiscate alla criminalità organizzata, la quinta per numero di beni immobili sequestrati – 650. E con l’Expo 2015 l’amministrazione regionale investirà 11 miliardi di euro in tre anni per circa 60 grandi opere pubbliche che concentreranno le risorse, le attenzioni internazionali e il rischio di lucro su Milano. Eppure, come nel resto dell’Italia settentrionale, anche in Lombardia manca l’adeguato senso della macrocriminalità mafiosa, in un clima diffuso di allarmismo rivolto allo straniero, alle diversità.

Nello stesso giorno sono coincise più manifestazioni di rilievo, a Roma e a Napoli. Piazza del Duomo si è colmata con circa – le cifre della discordia! – 150mila persone ma, al di là degli imbarazzanti esiti di piazza San Giovanni, la risonanza delle iniziative da campagna elettorale è stata naturalmente maggiore di quella per la mobilitazione contro le mafie. Non me ne vogliano perciò i militanti, ma la parte bella dell’Italia di sabato era a Milano. «La povertà culturale che ci circonda è una mancanza di profondità che si arrende alle semplificazioni della propaganda e al suo sistematico rovesciamento della verità», ha sottolineato don Ciotti. Ed è apparso finalmente chiaro a tutti gli spettatori che, qualora non fosse evidente, la vera difesa della democrazia sta nella lotta a chi violenta la dignità umana e lo stato di diritto, a chi mutila la vita sociale mascherando da favori i diritti. È necessario sostenere il lavoro della magistratura rafforzandola con la ricostruzione di una diffusa opinione pubblica favorevole mentre i poteri dello Stato tentano di attentarne all’autonomia e al prestigio e impegnarsi quotidianamente come gli uomini e i cittadini di sabato a Milano. Poiché «non si uccide solo con le armi, ma si uccide anche con il silenzio, con la delega».

Eduardo Di Pietro


P.S.: Alla vigilia delle elezioni regionali, una buona attenzione a cui il sistema dei notabilati politici e l’informazione pubblica italiana non ci hanno abituato, potrebbe essere quella di capire chi votiamo. Qui, per esempio, una lista di candidati indagati o condannati in primo grado in tutta Italia. Le notizie sono facilmente verificabili sul web, dopodiché si può scegliere in tutta libertà a consapevolezza.

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